venerdì 22 novembre 2013

Allarme delle guardie giurate «Mantova di notte fa paura»

di Igor Cipollina
MANTOVA. Alla notte danno del tu. Lavorano con il buio, quando la città dorme e le ombre si allungano. Si definiscono «operai con la pistola» e possono raccontare la faccia nascosta di Mantova. Una Mantova che si scopre sempre più fragile, dove i furti si moltiplicano e le certezze si assottigliano. Alla voce “emergenza sicurezza” manca la testimonianza delle guardie giurate. Eccola.
«Da un annetto a questa parte durante la notte si vedono cose strane. C’è più movimento » conferma Pasquale Maucielo, che lavora per la Coopservice. «Non mi riferisco tanto a ladri sorpresi in flagrante, ma all’aumento dei tentativi di effrazione di ogni tipo. Sia in aziende sia in abitazioni private». Capita che al secondo o al terzo giro di controllo di un capannone o di un negozio, Maucielo e i suoi colleghi inciampino nell’evidenza di cacciaviti, grimaldelli, piedi di porco e piccola utensileria da scasso abbandonata in tutta fretta. Segno che i ladri aspettano il primo passaggio dei vigilanti per entrare in azione indisturbati, confidando che non ci siano controlli successivi. E invece.
La mappa del movimento notturno abbraccia Cittadella, Lunetta, la stazione ferroviaria. Riferisce Maucielo di vistose macchinone con targhe straniere (soprattutto Est Europa) del via via di furgoni e di bivacchi sospetti. Domanda ingenua, ma ineludibile per sbrogliare la matassa dell’emergenza sicurezza: la crisi economica ha forse allargato le maglie del problema? Brutalmente, la fame di soldi per arrivare a finemesespinge la gente a delinquere? «Ci sono tanti disperati, ma c’è anche tanta gente che va in giro a fare queste cose per “mestiere”» risponde Maucielo. Per esempio i tre uomini incappucciati che quest’estate hanno fatto saltare la cassaforte della Coop di Pegognaga. Mestieranti del crimine, con l’attrezzatura giusta, ma parecchio maldestri. Costretti a fuggire a mani vuote per non farsi beccare da carabinieri e guardie giurate (Maucielo c’era).
Domenico Cangiano lavora per Axitea e in vent’anni di servizio ha imparato a conoscere bene la fisionomia di Mantova. La sua faccia pulita e il suo profilo notturno, imperfetto. Profilo sempre più sbavato. Colpa della crisi economica che ha smosso il terreno sotto troppi piedi. Oggi non ci sono appigli. «Quando la gente va a rubare il rame dai cimiteri, vuol dire che siamo davvero alla frutta » commenta Cangiano. Non c’è più nulla da scavare, non ci si arresta nemmeno davanti al riposo dei morti e al dolore dei vivi. «So di molta gente che vorrebbe installare un impianto di allarme, ma non ha i soldi per farlo – riferisce la guardia giurata – Quando manca la sicurezza economica, tutti il resto viene a ruota». E i tagli non aiutano. Turni massacranti, buste paga leggere, la vertigine degli appalti.
«C’è gente disperata ma c’è anche chi ci naviga, il momento è fluido per commettere i furti» concorda Cangiano con il collega. Se il cinismo dei predoni del rame informa che siamo alla frutta, il ritorno dei topi d’autoradio ci ricaccia nel baratro: «Siamo tornati indietro di quindici anni». La gente arranca, fatica a sbarcare il lunario e si chiude in casa. Dal lunedì al giovedì la notte è terra di nessuno. «In giro si vedono sempre meno persone – conferma Cangiano – così i malviventi possono organizzare i loro traffici con più facilità ».
Oltre alle targhe, i macchinoni vistosi hanno anche il contrassegno di assicurazioni straniere. Tagliandi che valgono quanto carta straccia. Il vigilante di Axitea s’interroga spesso sul deragliamento della società attuale, incagliata su un binario morto. «La gente è disperata – ripete – Ci hanno rovinato i mutui finanziati al 100%, se lo ricorda? Era soltanto cinque anni fa. Ecco, quello è stato l’inizio della nostra distruzione». E senza rame, addio pure ai binari verso il futuro. Ci stiamo rubando la speranza.